Polonia, presidente mette veto sulla legge di riforma della giustizia
Il giovane capo dello Stato della Polonia, Andrzej Duda ha deciso a sorpresa di porre il veto alle leggi sulla Corte suprema e sul Consiglio nazionale della magistratura. Una vittoria della società civile e delle proteste giovanili, contro le leggi del governo nazionalconservatore che detiene la maggioranza assoluta.
La legge in discussione metteva a rischio gravissimo l’autonomia del potere giudiziario, violando quindi un valore costitutivo della democrazia e dei Trattati dell’Unione europea. Della quale la Polonia è il più importante membro orientale.
Il Senato polacco, dominato dai populisti conservatori, ha infatti approvato la controversa riforma della Corte Suprema, a dispetto dei numerosi avvertimenti da parte dell’Unione Europea, di Washington. Il testo, adottato mercoledì dalla camera bassa, è stato approvato con 55 voti a favore, 23 contrari. Due senatori si sono astenuti. Con il nuovo logo “3 volte No”, (3XNIE), creato dal famoso grafico di Solidarnosc Jerzy Janiszewski, l’opposizione intende chiedere al presidente polacco Andrzej Duda di non firmare le tre leggi, entro 21 giorni dalla loro approvazione.
La comunicazione dal presidente in persona
Il presidente in persona ha sedato le manifestazione e il clima di tensione annunciando in una conferenza stampa la decisione di non firmare le due leggi, e quindi di accogliere la richiesta dei dimostranti, della società civile, della Ue. Ha aggiunto di non essere stato consultato prima dell’approvazione in Parlamento e ha contestato che secondo le nuove leggi i giudici dovrebbero essere indicati dal ministro della Giustizia, che già ha superpoteri ricoprendo anche la carica di Procuratore generale.
Il mio ufficio, ha precisato il capo dello Stato, preparerà un nuovo progetto di legge in due mesi. Duda ha invitato alla responsabilità e alla saggezza, perché “lo Stato dove regna l’inquietudine e dove è in corso una guerra politica non si può sviluppare”, ammonendo poi che “il potere si rifiuta alle elezioni, non in piazza”.
“Il sistema giudiziario polacco non ha bisogno di una riorganizzazione progonda, deve prima di tutto garantire senso di sicurezza. E nessun cambiamento del sistema legale dovrebbe aprire fratture tra società e Stato, dunque ho dovuto prendere la mia decisione dopo che le modifiche proposte hanno suscitato reazioni cosí sentite da molti cittadini”.
Le manifestazioni
Le dimostrazioni contro l’abrogazione de facto dell’indipendenza di Consulta e magistratura erano cresciute nel weekend scorso con cortei in ben cento città, e ieri sera con una spettacolare “marcia delle candeline” davanti al palazzo presidenziale.
Forte la partecipazione giovanile: secondo i sondaggi 82 giovani polacchi su cento sono contro le scelte e la politica dell’attuale governo e rifiutano uno scontro con la Ue e una negazione dei valori europei.