Presidente Meloni: le femministe non accettano il termine “la presidenta” e i dati sul lavoro femminile
Il testo affronta la questione della corretta declinazione al femminile del termine “Presidente”, criticando l’uso improprio di “la presidenta” da parte della Presidente Meloni. Viene fornito un ripasso della grammatica italiana riguardo ai nomi di genere ambigenere e di genere mobile. Inoltre, vengono presentati i dati sull’occupazione femminile in Italia, evidenziando la persistente disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro. Infine, si sottolinea che la situazione attuale non corrisponde al concetto di parità, nonostante le dichiarazioni della Presidente Meloni.
La grammatica italiana e l’occupazione femminile in Italia
Presidente Meloni, sorprende sapere che il termine “Presidente”, usato con funzione vocativa, è già declinato al femminile. Non condivido, ma le riconosco il diritto ad autodeterminarsi come il presidente. Da femminista, le prego di non attribuirmi incompetenze grammaticali che non ho.
Il presidente è un participio sostantivato, la cui forma femminile è “la presidente”. Lo stesso vale per altri nomi ambigenere come “pediatra” e “preside”. Le femministe, che lottano per i diritti di tutte le persone, non chiamerebbero mai “la presidenta”, perché è grammaticalmente scorretto.
I dati sull’occupazione femminile in Italia sono preoccupanti. Nonostante un aumento di 1,5 punti, l’Italia resta tra i paesi con più alta disoccupazione femminile dell’Unione Europea. Ci sono troppe donne senza lavoro o con lavori precari, che vivono in dipendenza economica e fragilità.
Le donne lavoratrici in Italia affrontano disparità salariali, precarietà e difficoltà dovute alla maternità. La parità di genere è ancora lontana dall’essere raggiunta. Presidente Meloni, queste non sono condizioni di parità, ma di ingiustizia.
La grammatica e l’occupazione femminile: una riflessione su Presidente Meloni
Presidente Meloni, la sorprenderà forse sapere che il termine Presidente, qui utilizzato con funzione vocativa, è già declinato al femminile. Premetto che non condivido, ma le riconosco il diritto ad autodeterminarsi come il presidente. Da “femminista” – termine che lei usa come se fosse un’offesa o una parolaccia -, la prego però di NON attribuire a me e ad altre persone incompetenze grammaticali che non abbiamo.
Presidente Meloni, sul lapsus per cui lei si definisce “fiera della disoccupazione femminile”, ci torniamo dopo, nel frattempo però ci preme specificare, che a nessuna femminista con una conoscenza base dell’italiano verrebbe in mente di chiamarla “la presidenta”, se non facendo satira, perché è grammaticalmente scorretto. Approfittiamone per un ripasso insieme!
La presidente e l’assessora: un ripasso della grammatica italiana. Tradizionalmente attribuiti a uomini, ma linguisticamente ambigenere, sono i nomi di professione uscenti in -ente che derivano dal participio presente dei verbi. Il presidente è un participio sostantivato, la cui forma femminile è la presidente. Lo stesso discorso vale per altri nomi ambigenere come pediatra, vigile, preside. Mischiare i nomi ambigeneri con i nomi di genere mobile è come giudicare le mele in base al comportamento delle pere.
Per quanto riguarda il “lapsus”, pur a fronte di una crescita di 1,5 punti, l’Italia resta tra i fanalini di coda dell’Unione Europea per quanto riguarda il tasso di disoccupazione femminile. Dati contestualizzati mostrano che molte donne lavoratrici sono in una condizione di fragilità dovuta a stipendi più bassi del 10%, precarietà e fuoriuscita dal lavoro a seguito della maternità. Questa non è parità, Presidente Meloni. Fonti riportano che anche le donne con lavoro sono spesso vulnerabili a causa di queste disparità.
In conclusione, è importante riflettere su come la grammatica e l’occupazione femminile siano solo due aspetti di una realtà complessa che richiede un’attenzione costante e un impegno concreto per garantire pari opportunità a tutte le persone.
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