Riduzione del rischio di nuovi problemi cardiaci: studio conferma
Un recente studio pubblicato su Nature rivela il legame tra cuore e cervello, evidenziando come il corpo risponda all’infarto aumentando la sonnolenza per favorire la guarigione cardiaca. Il cuore regola il sonno attraverso il sistema immunitario, inviando segnali al cervello. Dopo un infarto, il sonno profondo aumenta, essenziale per la ripresa. I risultati su topi e pazienti confermano che un buon sonno riduce il rischio di eventi cardiovascolari e migliora la funzione cardiaca. Questa scoperta potrebbe rivoluzionare le cure post-infarto, sottolineando l’importanza del sonno nella guarigione e prevenzione delle malattie cardiache.
Un collegamento sorprendente tra sonno e recupero cardiovascolare: il cuore regola il sonno per favorire la guarigione
Un recente studio pubblicato su Nature dall’Icahn School of Medicine a Mount Sinai ha rivelato un legame sorprendente tra il cuore e il cervello, dimostrando come il corpo reagisca a un infarto promuovendo un aumento della sonnolenza per facilitare la guarigione del muscolo cardiaco e ridurre l’infiammazione.
Questo studio rappresenta la prima prova scientifica di come cuore e cervello comunichino attraverso il sistema immunitario per migliorare il recupero dopo un evento cardiovascolare grave. La nuova scoperta potrebbe aiutare a ridefinire il modo in cui comunemente si considera il sonno, che non andrebbe considerato solo come una pausa dalla vita cosciente dedicata a ricaricare le energie, bensì un’attività importante per la guarigione e protezione del proprio corpo.
L’autore principale dello studio, Cameron McAlpine, sottolinea che «il cuore regola il sonno durante un danno cardiovascolare usando il sistema immunitario per inviare segnali al cervello». Dopo un infarto, il cervello sperimenta cambiamenti significativi che portano a un incremento della necessità di dormire, e pertanto, la ricerca suggerisce che il sonno dovrebbe essere una priorità nelle cure post-infarto, in particolare nelle terapie intensive, dove il riposo è spesso compromesso.
Gli scienziati hanno condotto esperimenti su topi inducendo attacchi cardiaci e monitorando l’attività cerebrale con elettroencefalogrammi wireless. I risultati hanno mostrato un aumento di tre volte del sonno a onde lente, noto come sonno profondo, caratterizzato da onde cerebrali lente e attività muscolare ridotta. I ricercatori hanno scoperto che dopo l’infarto, i monociti del sangue migravano verso il cervello, utilizzando una proteina chiamata fattore di necrosi tumorale (Tnf) per attivare neuroni nel talamo e aumentare il sonno.
Questa risposta adattativa è stata confermata anche in uno studio su pazienti post-infarto seguiti per due anni. I dati indicano che coloro che avevano una qualità di sonno peggiore presentavano un rischio doppio di nuovi eventi cardiovascolari rispetto a quelli con un buon sonno. Inoltre, è emerso che il sonno di qualità porta a significativi miglioramenti della funzione cardiaca. Le implicazioni di queste scoperte potrebbero trasformare il modo in cui vengono gestiti i pazienti post-infarto, ponendo un’enfasi rinnovata sull’importanza del sonno per una piena guarigione e prevenzione delle ricadute cardiovascolari. Inoltre, lo studio potrebbe riconsiderare il ruolo del sonno anche nella prevenzione di malattie dell’apparato cardiocircolatorio.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Ottobre 2024, 16:57
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Il legame sorprendente tra cuore, cervello e sonno: la nuova frontiera della guarigione post-infarto
Un recente studio pubblicato su Nature dall’Icahn School of Medicine a Mount Sinai ha rivelato un legame sorprendente tra il cuore e il cervello, dimostrando come il corpo reagisca a un infarto promuovendo un aumento della sonnolenza per facilitare la guarigione del muscolo cardiaco e ridurre l’infiammazione.
Questo studio rappresenta la prima prova scientifica di come cuore e cervello comunichino attraverso il sistema immunitario per migliorare il recupero dopo un evento cardiovascolare grave. La nuova scoperta potrebbe aiutare a ridefinire il modo in cui comunemente si considera il sonno, che non andrebbe considerato solo come una pausa dalla vita cosciente dedicata a ricaricare le energie, bensì un’attività importante per la guarigione e protezione del proprio corpo.
L’autore principale dello studio, Cameron McAlpine, sottolinea che «il cuore regola il sonno durante un danno cardiovascolare usando il sistema immunitario per inviare segnali al cervello». Dopo un infarto, il cervello sperimenta cambiamenti significativi che portano a un incremento della necessità di dormire, e pertanto, la ricerca suggerisce che il sonno dovrebbe essere una priorità nelle cure post-infarto, in particolare nelle terapie intensive, dove il riposo è spesso compromesso.
Gli scienziati hanno condotto esperimenti su topi inducendo attacchi cardiaci e monitorando l’attività cerebrale con elettroencefalogrammi wireless. I risultati hanno mostrato un aumento di tre volte del sonno a onde lente, noto come sonno profondo, caratterizzato da onde cerebrali lente e attività muscolare ridotta. I ricercatori hanno scoperto che dopo l’infarto, i monociti del sangue migravano verso il cervello, utilizzando una proteina chiamata fattore di necrosi tumorale (Tnf) per attivare neuroni nel talamo e aumentare il sonno.
Questa risposta adattativa è stata confermata anche in uno studio su pazienti post-infarto seguiti per due anni. I dati indicano che coloro che avevano una qualità di sonno peggiore presentavano un rischio doppio di nuovi eventi cardiovascolari rispetto a quelli con un buon sonno. Inoltre, è emerso che il sonno di qualità porta a significativi miglioramenti della funzione cardiaca.
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