Roma, stuprate dai rom conosciuti in chat.”Disse che ci avrebbe uccise”
Svolta nell’inchiesta sullo stupro di due 14enni, avvenuto il 10 maggio scorso a Roma e che ha portato all’arresto di due rom italiani di origini bosniache: Mario Seferovic di 21 anni e di Bilomante Maikon Halilovic di 26,accusati di violenza sessuale e sequestro di persona.
Le ragazze sarebbero state adescate tramite i social network da un rom che le avrebbe convinte ad uscire una sera in sua compagnia e con un’altra persona, un altro nomade. Poco dopo la situazione sarebbe degenerata – forse a causa di un rifiuto da parte delle giovani – e le ragazze sarebbero state stuprate in un bosco vicino al luogo dell’incontro, in zona Collatina.
Dalle indagini dei carabinieri è emerso che mentre il ragazzo di 21 anni avrebbe avuto il rapporto sessuale con le vittime, dopo averle minacciate di morte, il rom di 20 anni avrebbe fatto da palo. Sebbene i fatti siano avvenuti un giorno del mese di maggio del 2017, le due minori non riferirono dell’accaduto e tantomeno ricorsero a cure mediche.
Dopo un mese, venuti a conoscenza dell’episodio, i genitori di una delle due vittime si sono rivolti ai carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza facendo partire le indagini condotte dalla procura di Roma che hanno portato agli arresti di oggi.
“Un atto feroce e premeditato” in cui le due ragazzine sono state anche minacciate di morte.Nei prossimi giorni, probabilmente lunedì, ci sarà l’interrogatorio di garanzia dei giovani che vivono in un campo nomadi della città. Non è escluso che i due si avvalgano della facoltà di non rispondere. I fatti sono accaduti a maggio quando la ragazzina decide di incontrare il 21enne che su Facebook aveva adottato il nickname “Alessio il sinto”. All’appuntamento, fissato nel tardo pomeriggio in un luogo isolato vicino a un boschetto la ragazza si presenta con un’amica. Il 21enne avrebbe abusato di entrambe mentre l’altro arrestato faceva da palo all’inizio del vicolo cieco. Sono gli stessi aggressori a “liberarle” minacciandole di non raccontare niente a nessuno. Solo un mese dopo una delle due 14enni dice tutto ai genitori che hanno presentato denuncia ai carabinieri facendo scattare le indagini.
Il giudice scrive anche che le modalità dello stupro e di come le “violenze sono state ideate e portate a termine, sono sintomatiche di estrema freddezza e determinazione, unite a una assoluta mancanza di scrupoli e a non comune ferocia verso le vittime degli abusi”, senza escludere che “ciò induce a ritenere che possa trattarsi di casi non isolati ma destinati a ripetersi in coerenza con una personalità incline alla sopraffazione e al brutale soddisfacimento di istinti di violenza”. Dure considerazioni quelle del gip, che per questo motivo nelle sei pagine di ordinanza non prende in considerazione misure alternative al carcere sia per Seferovic sia per il suo complice e palo Maicon Halilovic.