San Valentino: la storia della “festa degli innamorati”
Anche quest’anno siamo giunti al tanto amato/odiato San Valentino, una delle ricorrenze che più divide la popolazione. C’è chi la osanna, attendendola mesi e mesi, programmando cenette e fughe romantiche con il proprio amato, weekend di passione da mille e una notte (o mille e più euro per essere venali); chi la ignora perché fa tanto radical chic snobbare le feste comandate e chi, irriducibile #foreveralone la trascorrerà col proprio gatto.
Ma qual è l’origine di questa festa?
E’ probabile che la festa di San Valentino, che ricorre il 14 febbraio, derivi dai riti pagani dei “Lupercalia”, dedicati al Dio della Fertilità. Per la ricorrenza, che cadeva in realtà il giorno successivo, si celebravano festeggiamenti goliardici e sfrenati apertamente in contrasto con l’idea dell’amore e la morale cristiana. Le celebrazioni raggiungevano il culmine quando le matrone romane si offrivano, spontaneamente e per strada, per ricevere frustate di un gruppo di giovani nudi, devoti al selvatico Fauno Luperco. Non si esimevano dalle frustate anche le donne in dolce attesa, convinte che il rito fosse propiziatorio per il parto. Fu Papa Gelasio I, nel 496, a ‘riappropiarsi’ della festa, spostandola al giorno precedente e facendo diventare in questo modo San Valentino, che si celebrava in quella data in ricordo di un vescovo romano, il patrono degli innamorati. Quanto al Santo della festa, nato da una famiglia patrizia, Valentino fu convertito al Cristianesimo nel 197, a soli 21 anni, e divenne vescovo della città umbra di Terni. Fu arrestato una prima volta, mentre predicava il Vangelo per le strade di Roma. L’imperatore Claudio II lo invitò ad abiurare la sua fede, ma Valentino rifiutò, cercando anzi di convertire il sovrano stesso. Il vescovo continuava a professare la sua religione, crescendo in popolarità e proseliti. Fu per questo che, sotto l’impero di Aureliano, venne arrestato per la seconda volta. Valentino, secondo le ricostruzioni storiche, a Roma fu martirizzato e decapitato, e il corpo fu in seguito riportato a Terni lungo la Via Flaminia e sepolto su una collina fuori dalla mura della città. Secondo alcune fonti, il vero motivo per cui fu giustiziato era l’aver celebrato un matrimonio tra Serapia, cristiana, e Sabino, centurione romano di fede pagana. Si dice che la giovane fosse malata di tisi e che il vescovo abbia accettato di battezzare Sabino per concedere ai giovani innamorati la gioia delle nozze. La cerimonia fu velocissima; infatti, proprio mentre Valentino li univa in matrimonio, i due sposi morirono e i loro cuori “furono uniti per l’eternità”.
Negli anni del dopoguerra e dello sfrenato consumismo americano nacque il “Valentine’s day” come oggi lo conosciamo: peluches, rose, cioccolatini con all’interno i celebri cartigli contenenti frasi romantiche e tanto altro per rendere omaggio al proprio amore.