Sappada passa al Friuli e lascia il Veneto: dieci anni fa il referendum
Sappada passa al Friuli e lascia il Veneto. Si tratta di un paesino di poco più di 1300 abitanti in provincia di Belluno, una meta turistica con una matrice linguistica tedesca. Ora passa dalla Regione Veneto alla Regione Friuli Venezia Giulia.
Al Senato si sono espressi in maniera trasversale: 257 voti a favore, 20 contrari e 74 astenuti. Tra i partiti in disaccordo, e dunque astenuti, ci sono Forza Italia, Direzione Italia di Raffaele Fitto e Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista (Mdp).
Sappada passa al Friuli: decisione ratificato dopo dieci anni dal referendum
Un voto ratificato dal Parlamento, atteso da circa dieci anni. I residenti di Sappada furono chiamati a esprimersi attraverso un referendum nel 2008. Il quesito recitava “Volete che il territorio del Comune di Sappada sia separato dal territorio della Regione Veneto per entrare a far parte del Friuli-Venezia Giulia?”. 861 persone votarono ‘Sì’, 41 ‘No’, ci fu 1 scheda bianca e 1 nulla.
In disaccordo con il voto della Camera che ha approvato la legge per il distacco di Sappada dal Veneto, e l’aggregazione al Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia: “A Roma si continua a banalizzare, si pensa che la cura, che sarebbe l’autonomia, si possa sostituire con amputazioni ad hoc. Non è un caso – ha aggiunto il governatore del Veneto – se 2,4 milioni di veneti sono andati a votare per il referendum sull’autonomia”. Ma la scelta a Roma, ribadisce, è di usare come cura l’amputazione, invece di riconoscere che quella veneta è una questione cruciale”. “Oggi se ne va Sappada. Domani sarà Cortina d’Ampezzo, poi chissà. Di questo passo daremo uno sbocco al mare al Trentino”, ha concluso ironico Zaia.
Le dichirazioni del sindaco di Sappada
«Se siamo contenti di diventare più ricchi ? Calma, vediamo. Il Friuli Venezia Giulia è una cosa, l’autonomia del Trentino Alto Adige è un’altra». Risponde così il sindaco di Sappada, Manuel Piller Hoffer. «Prendiamo atto del voto della Camera – dice Piller Hoffer – perché era quello che volevamo, un sì o un no’ dopo un iter di quasi dieci anni. Per cambiare Regione – prosegue – dovremo aspettare altri passi; la firma del Capo dello Stato, la pubblicazione in gazzetta e i decreti attuativi. C’è da capire, ad esempio, se anche nel nostro caso si percorrerà la strada fatta con altri Comuni delle Marche che qualche anno fa cambiarono regione, e nella fase degli adempimenti furono commissariati sei mesi». «Nelle strade del paese il comitato referendario ha dato il via ai caroselli in auto – riferisce – ma io devo dire che ho sempre avuto un buon rapporto con il Veneto e con il presidente Zaia» .