Scambiare la mia sanità mentale con il latte materno: l’importanza di non idealizzare l’allattamento al seno
Il dibattito sull’allattamento al seno è un tema sempre attuale e spesso influenzato da pregiudizi di vario genere. Un pregiudizio comune è quello che etichetta le madri che scelgono o sono costrette a ricorrere all’allattamento artificiale come “meno madri” rispetto alle altre. Questa sorta di “santificazione” delle mamme che allattano al seno porta spesso a una stigmatizzazione implicita di chi segue un percorso diverso, magari per motivi come senso di inadeguatezza, dolore fisico, mancanza di tempo o pazienza.
Tra le forme di violenza ostetrica più comuni, ma spesso normalizzate, c’è quella del personale medico che “obbliga” le neomamme ad allattare al seno o critica la scelta di interrompere con l’allattamento naturale. Frasi come “Non sei la prima né l’ultima a farlo, non lamentarti” o “Un po’ di dolore è normale, puoi sopportare” possono ferire le mamme, facendole sentire inadeguate e sbagliate. Invece, non allattare dovrebbe essere un diritto non contestato.
Anche la scrittrice Sirin Kale, contributor del Guardian, ha raccontato la sua esperienza negativa con l’allattamento al seno dopo la nascita del figlio Cyrus. Ha descritto il dolore fisico e il senso di frustrazione per essere stata giudicata per la sua scelta di non allattare. La sua esperienza personale ha evidenziato quanto sia importante considerare i diversi percorsi delle madri senza giudicarle.
Le linee guida sull’allattamento raccomandano l’allattamento esclusivo al seno per almeno sei mesi, preferibilmente fino ai 12 mesi e, secondo l’OMS, anche fino ai 24 mesi. Il latte materno è riconosciuto per i suoi numerosi benefici sia per il bambino che per la madre, ma non tutti concordano su questi benefici. Alcuni critici sostengono che i bambini allattati al seno provengono spesso da famiglie più ricche con migliore accesso ai servizi sanitari.
La professoressa Amy Brown, della Swansea University, sottolinea l’importanza di valutare le circostanze individuali e prendere decisioni informate sull’allattamento. Inoltre, evidenzia che l’allattamento non è l’unico fattore determinante per la salute del bambino e che ogni madre ha il diritto di scegliere ciò che ritiene migliore per sé e il proprio bambino.
In Italia, la percentuale di mamme che allattano al seno diminuisce significativamente nei primi mesi di vita del bambino. Questo è spesso dovuto a difficoltà e complicazioni incontrate durante l’allattamento, oltre alla scarsa preparazione e supporto medico in quest’ambito. Molte volte i medici non sono aggiornati e consigliano metodi antiquati per stimolare l’allattamento, ignorando le vere esigenze delle mamme.
In conclusione, è fondamentale considerare le diverse esperienze e necessità delle madri in merito all’allattamento al seno. Ogni madre dovrebbe essere rispettata e supportata nella sua scelta, senza essere giudicata o stigmatizzata. La salute e il benessere sia del bambino che della madre sono priorità che dovrebbero essere sempre tenute in considerazione.