Scandalo “Sole 24 Ore”: indagato direttore, scioperano i giornalisti

Scandalo “Sole 24 Ore”: indagato direttore, scioperano i giornalisti

Sono momenti concitati quelli che stanno vivendo redazione e vertici de Il Sole 24 Ore, il gruppo editoriale che fa capo a Confindustria. Infatti, ci sarebbero oltre dieci persone iscritte nel registro degli indagati, tra cui lo stesso direttore del quotidiano economico- finanziario, per il reato di false comunicazioni sociali in merito al numero delle copie digitali multiple che erano state indicate dalla società.

Nella tarda mattinata di ieri, una pattuglia in borghese della guardia di finanza è entrata nell’ufficio del direttore  Roberto Napoletano per una perquisizione, creando subito un certo allarmismo. La procura aveva infatti ordinato perquisizioni nei confronti di Benito Benedini, ex presidente del Gruppo editoriale, Donatella Treu, ex amministratore delegato e, appunto, Roberto Napoletano, direttore del quotidiano economico.

Il fascicolo, assegnato al procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e al sostituto Gateano Ruta, è aperto per il reato di false comunicazioni sociali. Altri dirigenti del gruppo e di società partner sono indagati, invece, con l’accusa di appropriazione indebita. Tra i nomi coinvolti in questo secondo filone di inchiesta ci sarebbero: Stefano Quintarelli, deputato di Scelta Civica,  suo fratello Giovanni, l’ex direttore finanziario Massimo Arioli,  l’ex direttore dell’area vendite Alberti Biella e altri nomi altisonanti.

Intanto, i giornalisti hanno annunciato, dopo un’assemblea straordinaria, uno sciopero che “si protrarrà fino alle dimissioni del direttore”.

“L’iscrizione nel registro degli indagati, per il reato di false comunicazioni sociali, del direttore Roberto Napoletano e di altri ex manager del gruppo, compresi l’ex presidente e l’ex amministratore delegato, rappresenta la pagina più buia nella storia del Sole 24 Ore“, si legge nel comunicato dell’assemblea di redazione del giornale.

“La redazione – prosegue il comunicato – ha, sin da ottobre, sfiduciato a larghissima maggioranza il direttore e poi ribadito in più occasioni pubbliche la sua presa di distanza. Già allora era infatti evidente come, al di là delle responsabilità penali che sono ancora da accertare, a Roberto Napoletano dovesse essere attribuito un ruolo di primo piano in una gestione editoriale del tutto deficitaria, che ha contribuito a portare la società sull’orlo del fallimento.Da giovedì è emerso che la Procura di Milano ha acceso un faro anche sulla sua condotta. Al di là dell’esito finale del procedimento penale, per la redazione è inammissibile che il giornale della finanza, dell’economia, del diritto possa andare in edicola con la firma di un direttore indagato per un reato assai grave, in ipotesi commesso proprio durante la sua permanenza al Sole 24 Ore. Ritiene pertanto, dopo un voto di oltre il 90% dell’assemblea, di non potere che proclamare uno sciopero a oltranza sino al momento della sua rimozione. Un’iniziativa senza precedenti nella storia sindacale del Sole 24 Ore e che, purtroppo, è l’unica che appare adeguata alla gravità della situazione”.

La redazione- si legge ancora nella nota- chiede pertanto “all’azionista di maggioranza, Confindustria, una doppia assunzione di responsabilità: da una parte restituendo subito al giornale una guida autorevole e in discontinuità con l’attuale gestione, condizione indispensabile per rendere credibile qualsiasi prospettiva di rilancio; dall’altra procedendo, senza più indugi, alla ricapitalizzazione del gruppo, dopo averne annunciato la disponibilità ormai 6 mesi fa”.

L’ultima semestrale del gruppo Sole 24 Ore si era chiusa con un buco di 50 milioni; il valore delle azioni era crollato a 30 centesimi, causando una perdita del 95 per cento del valore della società in soli sette anni. Il sospetto della procura sarebbe quello che dal 2012 i dati di diffusione del quotidiano siano stati gonfiati e “pompati”, al fine di falsare il mercato pubblicitario. In particolare, acquisti fittizi di oltre 100mila abbonamenti digitali sarebbero stati fatti da società in qualche modo riconducibili a manager ed ex manager del gruppo, fra cui l’anonima britannica Di Source Limited. Inoltre, un’altra indagine parallela a quella della procura sarebbe stata aperta anche dalla Consob.

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