Scontri e caos tra la polizia e gli studenti a Bologna: due arresti

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Non si fermano gli scontri a Bologna tra studenti a polizia, ieri per il terzo giorno ancora tafferugli e cariche in zona universitaria dopo la nuova manifestazione degli studenti a Bologna.

Dopo lo sgombero di giovedì della biblioteca di Discipline umanistiche in via Zamboni 36, nell’ambito di una protesta che prosegue da alcuni giorni contro i tornelli all’ingresso dell’Università, gli studenti hanno avanzato prima di entrare in contatto con gli agenti, proteggendosi con una barriera di plexiglass e caschi, almeno nelle prime fila.

Gli agenti in tenuta antisommossa hanno sgomberato la biblioteca di Lettere, occupata dagli studenti dei collettivi dopo due giorni di proteste contro i “tornelli” che l’ateneo ha installato per limitare e controllare gli accessi.

Al culmine di una giornata di tensione, la polizia ha caricato gli studenti e liberato l’aula, che alla fine è stata devastata dalla guerriglia, come mostrano anche i video realizzati all’interno.

La situazione è degenerata, quando gli studenti dei collettivi (Cua e Labàs in particolare) hanno smontato con un cacciative la porta a vetri al 36 di via Zamboni, portando pure i “resti” in Rettorato, in segno di sfida.

Nel corso del corteo di ieri è partito il lancio di bottiglie e di almeno due grossi petardi. La polizia in assetto antisommossa ha caricato manganellando i manifestanti e avanzando per diversi metri.

Due attivisti dei collettivi bolognesi sono in stato di arresto: il provvedimento è stato preso dalla polizia di Stato nei confronti di un ragazzo e una ragazza, tra i più attivi nella prima fila del corteo quando c’è stato il contatto con le forze dell’ordine.

I reati contestati sono resistenza a pubblico ufficiale aggravata e saranno processati in direttissima sabato. In Questura era stata portata anche un’altra giovane, poi rilasciata.

Alcuni studenti sono rimasti di fronte alla polizia, seduti a terra a cantare, il grosso dei manifestanti è ripartito lungo via delle Moline ed è tornato indietro fino ad arrivare sui viali di circonvallazione. Poi di nuovo rotta verso Piazza Verdi: auto ferme, bus incolonnati e vigili impegnati a tentare di limitare i danni ad ogni incrocio.

Le centinaia di manifestante si sono disperse una volta ritornate in Piazza Verdi, dandosi appuntamento a sabato pomeriggio per una nuova manifestazione, con partenza alle 17 dallo stesso luogo.
Fino al momento degli scontri, il corteo era sfilato per le vie del centro storico, senza incidenti. Molti manifestanti hanno agitato cartelli e anche libri, “come quelli su cui ieri volevamo studiare in biblioteca quando è arrivata la polizia”. Molti i cori contro il rettore Francesco Ubertini e contro la polizia: in via San Vitale è stato anche allontanato dai manifestanti un agente in borghese con la telecamera in mano. Dopo il passaggio nel pieno centro di Bologna, i 300-400 manifestanti sono tornati in zona universitaria. Lì sono cominciati gli scontri con la polizia.

Il sindaco Virginio Merola  stigmatizza la protesta affermando: “La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Lo diceva Karl Marx e viene da ripeterlo oggi nel leggere sia i resoconti dell’assurda protesta inscenata ancora una volta dal collettivo Cua”.

“Fuori gli sbirri dalla biblioteca” e “Arma Mater Studiorum” sono alcuni degli slogan più utilizzati durante il pomeriggio di proteste. “Le abbiamo provate tutte – ha commentato il prorettore vicario, Mirko Degli Esposti -. Certamente è brutto e vogliamo che non succeda più. Dispiace per gli studenti inconsapevoli che si sono trovati lì” durante lo sgombero della biblioteca di Lettere. “E’ una scelta che rifaremo. Faremo di tutto perché non si verifichino di più queste situazioni. Non possiamo permettere che nostri edifici siano gestiti in maniera incontrollata da gruppi di persone che vogliono dettare le regole”.

Ancora più clamore il “distinguo” arrivato da migliaia di studenti, contro le proteste sui tornelli. “Alla luce di quanto accaduto di recente in Via Zamboni 36, per questo ed altri atti vandalici perpetrati dal Cua a danno dell’Università – si legge nella petizione su Change.org – noi studenti scegliamo di dissociarci dalle azioni del collettivo in segno di critica e di protesta. Supportiamo le istituzioni dell’Ateneo e attendiamo che vengano presi dei provvedimenti nei confronti dei responsabili dei danni ai quali l’università ha assistito”.

 

“L’università vigliacca chiude il 36”, recitavano i cartelli appesi dagli studenti, . “Il 36 torna libero. Chiediamo da subito che l’università ci dia delle risposte concrete” il messaggio dei collettivi universitari. Che annunciano: restiamo qui dentro finché qualcuno dell’ateneo non verrà a parlarci.

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