Senza tetto bruciato in auto, indagati due minorenni: atti persecutori
Senza tetto bruciato in auto. Il fatto risale allo scorso 13 dicembre quando Gary, un uomo di origini marocchine che da un po’ di tempo dormiva dentro la sua auto, è morto bruciato all’interno della vettura. Il 64enne è stato trovato morto all’interno di un’auto dove era solito dormire nei pressi di via Alcide De Gasperi a Santa Maria di Zevio vicino Verona.
Era un uomo buono a detta di tutti, un senzatetto con alle spalle una famiglia benestante (il nipote che abita a Barcellona e altri parenti a Oslo), il quale però per sua scelta esistenziale preferiva vivere da “clochard” in un piccolo paesello della provincia scaligera, racimolando qua e là qualche soldo in cambio di un saluto o un augurio di “buona giornata” ai passanti che incrociava.
Senza tetto bruciato in auto: non è stato un incidente
L’incendio della vettura di Ahamed non sarebbe una “tragica fatalità”, così come inizialmente si credette, nessun mozzicone di sigaretta lasciato inavvertitamente cadere all’interno dell’auto da cui poi si sarebbe sprigionato l’inferno.
Tutti in paese ricordano una serie di “atti persecutori” da parte di gruppetti di ragazzini nei confronti di Gary il buono, alle volte semplici insulti, ma in altre circostanze veri e propri attacchi fisici, anche attraverso il lancio di petardi.
E proprio uno o più petardi lanciati sotto l’auto dove Gary stava dormendo quel fatidico 13 dicembre, o forse del materiale infuocato gettato all’interno stesso dell’auto, potrebbe essere la vera causa dell’incendio che gli costò la vita.
Ora si attendono ancora gli esiti definitivi dell’autopsia sul cadavere di Ahamed, in particolare dovrà essere acclarata la causa del decesso, se si tratti del fumo inalato nel rogo, o se fosse stato anche in precedenza colpito e tramortito.
Indagati due minorenni
Vi è un’accusa ben precisa formulata in un fascicolo aperto dal Tribunale dei Minori di Venezia, ed è quella di “omicidio”. Sul banco degli imputati sono finiti due giovanissimi, di 13 e 17 anni, le cui generalità ovviamente non sono state diffuse, ma che tutto lascia pensare possano essere residenti del posto, seppur di origine straniera (figlio di nordafricani il 13enne, proveniente da una famiglia dell’Est il più grande).
All’attenzione del magistrato che ha aperto l’indagine risultano esservi anche alcuni video precedenti la sera del 13 dicembre e che ritrarrebbero proprio dei giovani che più di una volta, nel corso di diversi mesi, avrebbero preso di mira Gary mentre si trovava nella sua auto.
I carabinieri non ci hanno messo molto a risalire ai due amici di 13 e 17 anni, entrambi con genitori stranieri. «Famiglie modeste ma ben integrate» le descrivono. Il più piccolo, che vista l’età non è imputabile, è stato sentito dal magistrato che indaga sulla morte del marocchino.