Si insediano le Camere: difficile accordo sulle presidenze
Si insediano le Camere, ma l’accordo sulle presidenze è tutta in salita. Nonostante i tentativi del centrodestra di mediare con tutti i partiti, il Movimento 5 Stelle ha fatto saltare il banco per opporsi alla nomina di Paolo Romani presidente del Senato. Anche «il Pd voterà scheda bianca» al primo scrutinio per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, annuncia Ettore Rosato.
“Dobbiamo cercare personalità condivise per il Senato e per la Camera – ha chiesto Matteo Salvini a Repubblica – condivise nel modo più largo possibile, anche con il Pd”. Ma anche quest’ultimo appello è caduto nel vuoto.
Si insediano le Camere: scheda bianca alle prime votazioni
Tutti i partiti hanno deciso di votare scheda bianca alle prime votazioni. Per Giorgia Meloni il centrodestra ha fatto del suo meglio per cercare una soluzione che rispettasse il voto degli italiani. “Lo stallo è dovuto ad alcune impuntature infantili del M5S, mentre noi abbiamo dimostrato grande apertura”, ha commentato la leader di Fratelli d’Italia garantendo comunque l’intenzione di continuare a lavorare per cercare di avere un Parlamento funzionante nel minor tempo possibile. Anche i Cinque Stelle si sono detti disponibili a non chiudere il dialogo. Gli interlocutori per loro, però, restano per il Pd Maurizio Martina e per la Lega Matteo Salvini.
Per il momento, seppure nessun nome sarà scritto sulle schede, restano le candidature di Paolo Romani al Senato e Roberto Fico alla Camera, ma tutto è in itinere. La situazione potrebbe cambiare nella giornata di domani, soprattutto a Palazzo Madama, dove al terzo scrutinio il quorum si abbassa, passando dalla maggioranza assoluta dei componenti (quindi, almeno 161 voti) alla maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche.
Ma servirà comunque un’intesa tra le forze politiche per raggiungere l’asticella richiesta. Improbabile invece, tanto più in mancanza di un accordo, che si arrivi all’elezione del nuovo presidente della Camera nel terzo scrutinio di domani dal momento che il quorum richiesto resta alto: la maggioranza dei due terzi dei voti computando tra i voti anche le schede bianche.
Napolitano contro l’auto-esaltazione
Aprendo la Seduta di Palazzo Madama, in veste di presidente, Giorgio Napolitano spiega che i comportamenti elettorali «hanno mostrato quanto poco avesse convinto l’auto-esaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e da partiti di maggioranza». Ha contato molto, secondo il presidente emerito, « il fatto che i cittadini abbiano sentito i partiti tradizionali lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e a diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme».
Alla Camera il vicepresidente Roberto Giachetti apre la prima seduta della Camera della XVIII legislatura, per l’elezione del presidente. «Rivolgiamo il saluto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo ruolo di garante dell’indipendenza della nazione, interpreta con saggezza ed equilibrio il dettato costituzionale», ha detto Giachetti e dai banchi si è levato un applauso. «Saluto la presidente della Camera della scorsa legislatura, Laura Boldrini, e con lei vicepresidenti, mai sono mancate tra noi, collaborazione e solidarietà». Il capo politico M5S Luigi Di Maio Luigi Di Maio entra Aula alla Camera con Roberto Fico, Vincenzo Spadafora, Alfonso Bonafede e Stefano Buffagni. Fico è – insieme a Riccardo Fraccaro – tra i nomi in pole per la candidatura M5S alla presidenza a Montecitorio.