Sicurezza nazionale: Robert Harward volta le spalle a Trump

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Brutto colpo per Donald Trump: l’ammiraglio in pensione Michael Flynn ha infatti rifiutato l’incarico di Consigliere per la sicurezza nazionale che gli era stato offerto dal magnate newyorkese dopo le dimissioni di Michael Flynn.

Proporre a un militare l’incarico più importante per la sicurezza nazionale, e sentirsi rispondere di no: è a dir poco inusuale. La nomina sembrava certa: per sanare la crisi aperta dalle dimissioni forzate di Michael Flynn, l’ex National Security Adviser affondato dalla “Russian connection”, il presidente aveva offerto quel posto al vice-ammiraglio Robert Harward.

Harward è stato un ex membro dei commando speciali Seal, ex responsabile anti-terrorismo di George W. Bush, con esperienze in Italia, attualmente top manager della Lockheed Martin, responsabile per la vendita di armi in Medio Oriente.

La riposta è giunta inaspettata: “No grazie”. Uno schiaffo per il presidente, che deve rimettersi alla ricerca di un capo per il National Security Council, l’organismo che è la vera cabina di regìa della politica estera, militare, e anti-terrorismo.

A peggiorare la situazione c’è la confidenza che amici di Harward hanno fatto alla Cnn sulla spiegazione del gran rifiuto: il vice-ammiraglio non se l’è sentita di accettare l’incarico perché preoccupato dal caos che regna alla Casa Bianca. Oggi stesso Trump aveva speso buona parte della sua conferenza stampa per confutare quel caos, imputandolo alle menzogne dei media. Si vede che non ha convinto tutti.
Michael Flynn è stato costretto a lasciare perchè avrebbe mentito durante un interrogatorio con gli agenti dell’Fbi negando di aver parlato, lo scorso 24 gennaio, di sanzioni con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti prima dell’insediamento di Trump presidente alla Casa Bianca. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni dell’intelligence americana, l’ex generale alla polizia federale avrebbe però mentito.

Harward da canto suo ha spiegato il suo rifiuto dichiarando di “non potersi impegnare”: “Questo incarico richiede l’impegno di 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana, un impegno che non posso prendere al momento”.
Il rifiuto di Harward arriva a poche ore dal “caso Pudzer”, altra grana in casa Trump. Solo ieri infatti Andrew Pudzer, il magnate del fast food e amministratore delegato della catena Cke, si è ritirato dalla corsa al posto di ministro del Lavoro, incarico poi prontamente assegnato ad Alexander Acosta.

L’imprenditore della ristorazione aveva deciso di non accettare il ruolo di segretario del lavoro per il timore di non riuscire a conquistare sufficiente fiducia tra le file dei repubblicani per ottenere la conferma al Senato. Infatti, almeno sette senatori repubblicani su 52 avevano rifiutato pubblicamente di validare la nomina di Pudzer contestandogli il trattamento riservato ai dipendenti dei suoi ristoranti e la sua nota contrarietà ad aumentare i salari minimi. Inoltre, nel corso di uno show di Oprah Winfrey, l’ex moglie del manager aveva sostenuto di aver subito, in passato, abusi sessuali da parte dell’ex marito.

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