Siria: nuovi raid su Ghuta, le forze di Assad arrivano ad Afrin
Nuovi raid su Ghuta. È di una decina di morti il bilancio di nuovi raid aerei governativi sulla Ghuta orientale. L’area, a est di Damasco, è assediata dalle truppe lealiste e controllata da gruppi anti-regime. Lo riferiscono fonti mediche, citate dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani. I bombardamenti più intensi proseguono nella parte sud della Ghuta, in particolare a Kfar Batna, dove si registrano le prime vittime.
Nuovi raid su Ghuta, la dinamica
Giorno 20 febbraio, un mese esatto dopo l’inizio dell’offensiva turca su Afrin, nel nord della Siria, milizie fedeli al regime di Damasco sono entrate nell’enclave per cercare di dare man forte alle unità curde. Questo ha portato a livelli di guardia le tensioni tra Ankara e Damasco. L’artiglieria turca ha immediatamente risposto. Le milizie di Assad si sono ritirate di una decina di chilometri, secondo l’agenzia turca Anadolu.
Nuovi raid su Ghuta, il conflitto civile
Alle porte di Damasco, intanto, si è consumata una delle peggiori tragedie dei sette anni di conflitto civile. Quasi 250 civili, di cui 57 bambini o adolescenti, sono stati uccisi a partire da domenica dai bombardamenti governativi. L’esercito si è mosso con l’artiglieria, gli aerei ed elicotteri, sempre sulla regione della Ghuta orientale. I gruppi ribelli hanno risposto facendo piovere razzi e obici di mortaio su alcuni quartieri della capitale, dove almeno 8 civili, di cui 3 bambini, sono stati uccisi e 15 feriti.
Nuovi raid su Ghuta, la situazione in Siria
La sconfitta militare dello ‘Stato islamico’ non ha messo fine alla guerra in Siria, cominciata ben prima dell’avvento dell’Isis nel 2013. Si combattono due conflitti principali. Ad ovest, la Russia, l’Iran, la Turchia e la Giordania si stanno spartendo i territori che vanno dall’estremo sud al confine col regno hascemita, all’estremo nord alla frontiera turca. Ad est, lungo la valle dell’Eufrate, nella parte più ricca dal punto di vista energetico, gli Stati Uniti sostengono il Pkk curdo per arginare l’avanzata russo-iraniana verso l’Iraq.