Toys ‘R’ Us chiude, colosso sommerso da debiti: molti posti a rischio

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Toys ‘R’ Us chiude. La catena di distribuzione di giocattoli americana non ha retto alla crisi, soprattutto dovuta alla concorrenza dei big delle vendite online, accumulando circa 7 miliardi di dollari di debiti, con conseguente crollo delle vendite, arrivando all’inevitabile decisione di chiusura di 182 negozi solo negli Stati Uniti.

Il gruppo di giocattoli Toys ‘R’ Us apre il primo negozio Washington nel 1948,affermandosi rapidamente, tanto da fatturare nel 2007 13,6 milioni di dollari. Vanta circa 800 punti vendita solo negli Stati Uniti e altri sparsi in tutto il mondo, tra Asia e Europa, con più di 65 mila dipendenti. La catena, sempre più schiacciata dalla concorrenza e dai debiti, ha avviato lo scorso settembre la procedura di bancarotta , con l’intento di proteggersi dai creditori e poter cosi reinvestire nei negozi,con la speranza di diventare più competitiva.

Toys ‘R’ Us chiude: scarse vendite durante le festività

La mossa strategica tuttavia non ha funzionato , e ad aggravare la situazione hanno contribuito la scarse vendite durante le festività, allontanando cosi la speranza di saldare parte del debito con i creditori. L’amministratore delegato Dave Brandon ha ufficializzato la chiusura, comunicandolo ai dipendenti, dichiarando che “non hanno i supporti finanziari per continuare le operazioni in USA”. Si prevede quindi il licenziamento di 33 mila lavoratori statunitensi, che comunque manterranno il loro posto di lavoro nei prossimi 60 giorni, e la chiusura di altri punti vendita in Canada, Giappone, Germania, Austria e Svizzera.

Rimarranno operativi i negozi in Polonia, Francia, Spagna,Portogallo ed Australia. Dati statistici confermano che un’eventuale liquidazione di tale portata sarebbe una delle maggiori degli Stati Uniti dal 2016, da quando il The Sport authority ha dichiarato bancarotta , chiudendo più di 450 negozi e licenziando 14.500 lavoratoti. La chiusura di questo storico big del settore dei giocattoli dimostra come proprio tale reparto commerciale sia messo a dura prova dalla vendita dei videogiochi, mettendo quindi in crisi il commercio al dettagli tradizionale.

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