Toys “R” Us, dichiara bancarotta il gigante dei giocattoli made in Usa
Toys “R” Us, la più grande catena di negozi di giocattoli degli Stati Uniti, ora è a un passo da chiusura e fallimento. Ennesima vittima del boom di negozi discount e commercio elettronico. Avverte, però, i clienti che i suoi punti vendita rimarranno aperti per non tradire le attese in vista della stagione delle vendite, da Halloween al Natale passando per il Black Friday.
La richiesta di procedura di riorganizzazione prevista dalla legge fallimentare Usa è tra le più imponenti di sempre per quanto riguarda la categoria dei retailer specializzati e rappresenta un’incognita per le sorti dei circa 1.600 negozi e 64.000 impiegati del gruppo. La procedura di Chapter 11 “ci consentirà di acquisire maggiore flessibilità finanziaria e tornare ad essere competitivi in un mercato in continuo mutamento”, spiega il presidente Dave Brandon.
La ristrutturazione del debito appare inevitabile dinanzi alle difficoltà registrate da quando i private equity Bain Capital, KKR e Vornado Realty Trust, rilevarono nel 2005 la società nell’ambito di un’operazione da 6,6 miliardi di dollari.
Il “GlobalData Retail” rivela che nel 2016 il 13,7% delle vendite di giocattoli sono avvenute online rispetto al 6,5% di cinque anni fa. La società è piegata dai debiti, di cui uno da 400 milioni di dollari in scadenza nel 2018.
Toys “R” Us polverizzato da Amazon
Anche i più piccini optano per la praticità e comprano su Internet, come appunto Toys “R” Us. I tradizionali negozi di gioccattoli sono stati pian piano polverizzati dalle grandi cannoniere dell’e-commerce, in primis Amazon, dove l’offerta è davvero sterminata. Oltre al fatto che consolle e tablet “sono diventati per molti bambini un sostituto dei balocchi tradizionali”, avverte Saunders.
Toys “R” Us va ad allungare infatti la lista di operatori al dettaglio tradizionali, 18 dall’inizio dell’anno, che hanno dichiarato “bancarotta”, tra cui Payless Shoe Source, Gymboree e True Religion.
L’icona dei giocattoli, del resto, il 30 dicembre 2015, aveva dovuto chiudere il suo “flagship store” di Times Square, un vero e proprio parco giochi nella piazza dalle mille luci, dove aveva aperto nel 2001, esorcizzando il terrore degli attacchi alle Torri gemelle.
A pesare sono stati la contrazione delle vendite e l’impennata degli affitti, la stessa che poco prima aveva causato la chiusura di un’altra icona dei giocattoli “Fao Schwarz”, il marchio con oltre 150 di storia che trovava posto sulla Quinta avenue.