Tragedia a Verona: un altro suicidio in carcere, il diciottesimo del 2023 secondo Uilpa PP

Tragedia nelle Carceri Italiane: Un Nuovo Suicidio a Verona
VERONA (ITALPRESS) – Una tragedia segna ancora una volta le mura della Casa Circondariale di Verona Montorio. Un detenuto senegalese di 69 anni ha scelto di togliersi la vita nel pomeriggio, impiccandosi con un laccio rudimentale. Questo drammatico evento si aggiunge alla già preoccupante statistica di 18 suicidi tra i detenuti dall’inizio dell’anno, un dato che colpisce profondamente non solo i familiari delle vittime ma l’intera società. Inoltre, si è registrato anche il suicidio di un operatore penitenziario, un ulteriore segnale della gravità della situazione all’interno delle carceri italiane.
Una Situazione Insostenibile: Il Grido della UILPA
Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha commentato con preoccupazione l’accaduto: “Il carcere, lontano dall’essere un luogo di recupero e riabilitazione, è diventato un luogo di morte e sofferenza. Questo non solo per i detenuti, ma anche per gli agenti di polizia penitenziaria, che vedono svilito il proprio lavoro e la propria dedizione.” Le parole di De Fazio pongono l’accento su un problema che va ben oltre i numeri: una mancanza di supporto e risorse che penalizza tutti gli attori coinvolti nel sistema carcerario.
Secondo i dati forniti da De Fazio, il sovraffollamento è un problema critico nella struttura di Verona. Attualmente, ci sono 590 detenuti mentre la capienza ufficiale è di soli 318 posti. Gli agenti di polizia penitenziaria, i quali dovrebbero garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti dei detenuti, sono appena 318, quando almeno 420 sarebbero necessari per una gestione adeguata. “Questa situazione è insostenibile,” ha ribadito De Fazio, evidenziando la differenza tra il numero di detenuti e la capacità del personale, un elemento fondamentale per garantire un ambiente di detenzione dignitoso.
La questione del sovraffollamento non è un problema isolato di Verona, ma si estende a livello nazionale, dove si stima che ci siano oltre 16.000 detenuti in soprannumero e 18.000 operatori della polizia penitenziaria mancanti. La situazione ha creato carichi di lavoro insostenibili e condizioni di lavoro massacranti per il personale, il quale spesso si trova a operare in condizioni di stress estremo, a discapito dei diritti essenziali previsti dalla Costituzione.
In tal proposito, è opportuno sottolineare l’importanza del ruolo delle istituzioni nel garantire la sicurezza e il benessere all’interno delle carceri. La legislazione italiana, in particolare l’articolo 27 della Costituzione, sottolinea che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato, un principio che troppe volte appare disatteso nella realtà quotidiana delle carceri.
Reazioni e Inviti alla Riforma
Le istituzioni e molte organizzazioni hanno espresso il loro disappunto per le condizioni nelle carceri italiane. Il Garante Nazionale dei Diritti delle Persone Detenute e dei Trattamenti Inumani o Degradanti, Mauro Palma, ha recentemente dichiarato: “È fondamentale che vengano adottate misure immediate per migliorare le condizioni delle nostre carceri. Non si può più tollerare un sistema che ignora il benessere delle persone in un luogo dove la redenzione dovrebbe essere possibile.” Queste parole evidenziano la necessità di una riforma radicale, che tenga conto non solo della sicurezza, ma anche della dignità umana.
Un appello simile è giunto anche dall’Associazione Antigone, che si batte per i diritti dei detenuti: “La violenza e le sofferenze che si registrano dentro le carceri devono essere un campanello d’allarme per il nostro Paese. È tempo di rivedere le politiche penitenziarie e investire nella riabilitazione dei detenuti.” In effetti, la loro testimonianza rivela la lotta quotidiana di quanti operano nel settore penitenziario e di coloro che scontano pene, entrambi vittime di un sistema che fatica a mantenere un equilibrio tra sicurezza e umanità.
In conclusione, la recente tragedia avvenuta a Verona non è solo un lutto, ma un forte richiamo all’azione. È essenziale che il governo e le istituzioni competenti ascoltino il grido d’allarme di operatori e attivisti nel settore, e compiano passi concreti per garantire che le carceri italiane possano diventare luoghi di recupero, piuttosto che di sofferenza.
(Fonti: UILPA Polizia Penitenziaria, Garante Nazionale dei Diritti delle Persone Detenute, Associazione Antigone)
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