Turchia, velo islamico anche per le soldatesse, ma sotto il berretto

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Dopo università, uffici pubblici e polizia, adesso anche nell’esercito le donne potranno coprirsi il capo nel rispetto della religione islamica.

Il nuovo regolamento entrerà in vigore con la prossima pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale di Ankara ed elimina un divieto da sempre sventolato dal presidente Erdogan come simbolo dell’oppressione delle èlites laiche nei confronti della maggioranza silenziosa del Paese.

Le regole sono chiare: sotto i berretti militari ma anche gli elmetti da guerra, le soldatesse potranno portare il velo, purchè sia dello stesso colore dell’uniforme e non rechi alcun disegno o altri motivi. Un diritto che spetterà a chi ha già avviato la carriera nelle Forze armate, ma anche alle cadette delle scuole militari, sconvolgendo le rigide tradizioni.

A settembre, era toccato alle poliziotte ottenere la possibilità di coprirsi il capo in servizio. La maggior parte dei divieti nella vita pubblica era già stata rimossa dal 2013, con Erdogan premier.

Una limitazione che nei fatti era già stata tolta qualche anno prima, favorendo la tolleranza in molti atenei privati, con la complicità dell’ex sodale Fethullah Gulen, ora nemico numero uno del presidente e sospettato di aver ordito il putsch per rovesciarlo.

La disposizione ha un enorme valore simbolico. Le Forze Armate sono le custodi della laicità dello Stato, costruito dal “padre della patria” Mustafa Kemal Atatürk. In tale ottica, il velo tradizionale o hibab – considerato emblema dell’islamismo politico – è stato proibito nei luoghi pubblici fino al 2011. Allora, l’Akp, partito del presidente Recep Tayyip Erdogan – al potere dal 2002 e di orientamento islamico – ha allentato la limitazione. Prima il velo è stato sdoganato nelle università. Dal 2013, il via libera è stato esteso alle impiegate statali e, l’anno successivo, alle studentesse delle superiori.

A meno di due mesi dal cruciale referendum sul presidenzialismo, Erdogan torna così a strizzare l’occhio alla sua base conservatrice, cui la scorsa settimana aveva offerto un altro omaggio simbolico: l’avvio dei lavori per la costruzione della moschea a piazza Taksim, simbolo della Istanbul laica.

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