Uccise genitori dell’ex fidanzata, condannato a 20 anni

Condannato a venti anni di carcere con rito abbreviato per il duplice omicidio premeditato dei genitori dell’ex fidanzata minorenne, Fabio Giacconi e Roberta Pierini: è la pena inflitta ad Antonio Tagliata, 19 anni, che il 7 novembre 2015 uccise le vittime a colpi di pistola in casa loro al culmine di una discussione, ad Ancona.

Non gli è stata riconosciuta la seminfermità mentale riscontrata dalla perizia dello psichiatra bolognese Vittorio Melega. Tagliata inoltre é interdetto a vita dai pubblici uffici, dovrà ripagare le spese processuali ed è stata sentenziata anche una provvisionale di 100mila euro per Fabio Giacconi e 50mila euro a testa per ogni altri familiare delle vittime.

L’ex fidanzata era stata già condannata per complicità a 18 anni di carcere. Alla ragazza, che aveva sedici anni al momento del delitto e che dovrebbe avere in eredità i beni dei genitori, è stata riconosciuta solo l’attenuante della minore età. A innescare la reazione del giovane, consapevole di non essere gradito ai genitori della ragazza, sarebbe stata una discussione. Il ragazzo ha ammesso di aver sparato prima alla madre della sua fidanzata, uccidendola sul colpo, e poi al padre.

Dopo aver sparato alle vittime, Tagliata era fuggito in motorino assieme alla figlia, allora sedicenne, della coppia. I due furono fermati alla stazione di Falconara Marittima. La donna, colpita alla testa, era morta sul colpo. Il marito, ferito in più punti al torace e al capo, si è spento dopo quasi un mese in coma il primo dicembre.

Sarebbe stata Martina Giacconi a incitare Antonio Tagliata – nel corso della lite – a sparare. Lo stesso giovane ha sempre spiegato di aver esploso i 9 colpi dalla sua Beretta calibro 9×21 solo perché era lei a chiederglielo. Quei tragici fatti hanno avuto una vasta eco mediatica e con la sentenza di oggi forse si pone la parola fine alla vicenda.

“Sono state integralmente accolte le nostre richieste – ha detto il pm titolare dell’indagine – ci preme ribadire che dal punto di vista tecnico è stata esclusa la ricorrenza della diminuzione parziale delle capacità mentali di intendere di volere e riconosciuta la premeditazione. Si è partiti dall’ergastolo che non si è potuto dare perché sono state riconosciute le attenuanti generiche, equivalenti alle aggravanti. Con la continuazione sarebbero stati dunque 30 anni, che diventano 20 per il rito scelto dalla difesa”.