Uccise moglie e figli: “Sono colpevole, rinuncio a processo d’appello”
Nel 2014 Carlo Lissi, un 34enne perito informatico, si era invaghito di una giovane collega, che non lo corrispondeva, il 14 giugno uccise la moglie Maria Cristina Omes e ha accoltellato i figli Giulia, di 5 anni, e Gabriele, di 20 mesi. Dopo la strage era andato a vedere una partita di calcio: una storia che scosse il paese per la ferocia e la follia del gesto. L’uomo è stato condannato in primo grado all’ergastolo, ma ora ha scritto ai giudici per dire che rinuncia all’appello e che merita la condanna.
La vicenda
Si tratta di uno dei più spaventosi delitti familiari degli ultimi anni, Lissi cercava un «divorzio veloce» (proprio questa era stata una delle ricerche fatte su Internet da Lissi nei giorni precedenti la strage) da un matrimonio dal quale l’uomo si sentiva ingabbiato, non avendo il coraggio di affrontare il discorso e le conseguenze anche sociali di una separazione, ma nel contempo fantasticando di una storia d’amore con una giovane collega, che peraltro accettava solo una relazione d’amicizia. «Non ero contento — raccontò confusamente Lissi al pm Giovanni Benelli il 16 giugno 2014 —, avevo pensato di divorziare, e poi quel giorno lì mi è venuto un raptus, diciamo che non avevo il coraggio di chiederglielo e ho pensato di… di liberarmene così». (…) Il giorno della partita ho pensato che poteva essere il momento».
La partita era Italia-Inghilterra ai Mondiali di calcio in Brasile, e Lissi l’andò a vedere sul maxischermo in piazza dopo aver ucciso a coltellate la moglie e i due figlioletti, e prima di simulare maldestramente che la strage fosse stata commessa da rapinatori entrati in casa.
Lissi ora ha depositato una «richiesta di rinuncia, considerando congrua la condanna inflittami in primo grado e scusandomi per la perdita di tempo. Fiducioso in un favorevole accoglimento, porgo i più distinti saluti. In fede, Carlo Lissi». Nessun margine di manovra per i giudici presieduti da Sergio Silocchi, la rinuncia è irretrattabile.
La decisione di Lissi “non può che lasciarci soddisfatti” perché dimostra che la condanna è servita “per portare Lissi ad un reale pentimento” parla così Domenico Musicco, legale della mamma della moglie. Questa notizia “alleggerirà i famigliari del loro grande dolore” conclude l’avvocato.
Tre righe inaudite, nel senso che nessun giudice ricorda in vita sua di essersi mai imbattuto in un imputato che, dopo essere stato condannato in Tribunale all’ergastolo, rinunci al ricorso già presentato in Appello; chieda scusa ai magistrati per il disturbo e il tempo fatto perdere; e lasci passare in giudicato la sentenza di «fine pena mai».