Un recente studio rivela che nonostante il contributo dell’IA alla crescita del Pil, circa 6 milioni di lavoratori sono a rischio

Un recente studio rivela che nonostante il contributo dell’IA alla crescita del Pil, circa 6 milioni di lavoratori sono a rischio

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L’intelligenza artificiale porterà una crescita economica ma metterà a rischio 6 milioni di lavoratori in Italia entro il 2035. Le professioni più a rischio sono quelle automatizzabili, mentre altre potrebbero integrarsi con l’IA. Il grado di esposizione aumenta con il livello di istruzione e le donne sono più esposte rispetto agli uomini. L’Italia investe poco in ricerca e sviluppo rispetto alla media europea, ma il 20-25% dei lavoratori già utilizza strumenti IA sul lavoro. Si prevede che entro il 2030 il 27% delle ore lavorate in Europa sarà automatizzato, con la ristorazione e la produzione tra i settori più colpiti.

Impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione e l’economia italiana

Il progresso dell’intelligenza artificiale in Italia sta portando a una crescita del PIL fino al 2035, ma con conseguenze significative sull’occupazione. Si prevede che 6 milioni di lavoratori potrebbero essere sostituiti dall’IA, mentre altri 9 milioni potrebbero vedere l’integrazione dell’IA nelle loro mansioni. È essenziale garantire che l’IA sia al servizio dei lavoratori e non viceversa, ponendo la persona al centro del modello di sviluppo.

Il livello di esposizione alla sostituzione o complementarità causato dall’IA aumenta con il grado di istruzione, evidenziando un potenziale gender gap. Anche a livello imprenditoriale, l’Italia si trova indietro rispetto ad altri paesi europei nell’adozione dell’IA. È urgente investire di più e meglio in ricerca e sviluppo per ridurre il divario e garantire una transizione efficace verso un’economia digitale.

L’utilizzo dell’IA sul posto di lavoro è sempre più diffuso, con una maggiore adozione tra i lavoratori più giovani. Tuttavia, vi sono disparità significative tra settori e dimensioni aziendali nell’adozione dell’IA. È essenziale promuovere una cultura dell’innovazione e della formazione continua per preparare i lavoratori alle sfide del futuro.

In conclusione, l’Italia deve affrontare con determinazione le sfide e cogliere le opportunità offerte dall’IA per mantenere la competitività economica e garantire un’occupazione sostenibile nel contesto dell’economia digitale in evoluzione.

Impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione in Italia

L’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro è un fenomeno che porta con sé sia opportunità che sfide. Secondo uno studio condotto da Confcooperative, entro il 2035 l’intelligenza artificiale potrebbe portare una crescita del Pil fino al 1,8%, ma al contempo potrebbe mettere a rischio fino a 6 milioni di posti di lavoro in Italia. Le professioni più a rischio di sostituzione sono quelle intellettuali automatizzabili, come contabili e tecnici bancari, mentre avvocati e dirigenti potrebbero vedere l’intelligenza artificiale integrarsi con le loro mansioni.

L’esposizione all’intelligenza artificiale aumenta con il livello di istruzione, suggerendo la necessità di un investimento maggiore in ricerca e sviluppo per preparare la forza lavoro alle sfide del futuro. Attualmente, l’Italia investe solo l’1,33% del Pil in ricerca e sviluppo, molto al di sotto della media europea del 2,33%. Inoltre, solo l’8,2% delle imprese italiane utilizza l’IA, mostrando un ritardo significativo rispetto ad altri paesi europei.

È importante notare che le donne risultano più esposte rispetto agli uomini all’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro. L’Italia si trova al 25° posto nel Government AI Readiness Index 2024, evidenziando la necessità di un’accelerazione nell’adozione di tecnologie innovative per rimanere competitivi a livello internazionale.

In conclusione, è fondamentale adottare politiche e strategie mirate per favorire una transizione armoniosa verso un’economia digitale, dove l’intelligenza artificiale sia al servizio dei lavoratori e non viceversa.

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