Untore di Hiv, contagiò più di 30 donne: rigettato il rito abbreviato
Valentino Talluto, detto l’untore di Acilia, sarà processato pubblicamente. Il 32enne sieropositivo è accusato di epidemia dolosa e lesioni gravissime, con l’aggravante di aver agito per futili motivi, per aver contagiato decine di donne.
La corte di Assise ha detto no anche alla richiesta di giudizio abbreviato avanzata dalla difesa dell’imputato.
L’uomo ha avuto rapporti sessuali non protetti con le donne conosciute su varie chat a partire dal 2006, senza averle mai informate prima di essere affetto dal virus dell’Hiv e inventando ogni volta una scusa per non usare il preservativo.
A Talluto, detenuto a Rebibbia e oggi presente nell’aula bunker, sono contestati ben 57 episodi tra contagi diretti (30 amanti) e quelli indiretti, riferiti a tre partner di donne in precedenza infettate e a un bimbo, nato nel maggio del 2012, figlio di una straniera con cui l’indagato aveva avuto rapporti e al quale era stato diagnosticato il virus dell’Hiv all’eta’ di otto mesi.
All’imputato sono anche contestati i casi di altre 20 donne scampate all’infezione, un destino condiviso anche da tre uomini che con Valentino hanno preso parte a rapporti sessuali a tre.
Per l’uomo il processo parte oggi a Roma, le donne che si sono costituite parti civile contro il suo spargimento consapevole del virus HIV sono 19, anche se le vittime sono molte di più e ancora un numero incalcolabile ha raggiunto gli inquirenti.
Sono 19 quelle che hanno deciso di costituirsi parte civile e far combinare così il processo per una delle storie di cronaca più assurde degli ultimi anni: scoperto con un primo sevizio de Le Iene quasi un anno fa, la storia di Valentino T è tristemente nota ben oltre la città di Roma. L’uomo, 32 anni, sieropositivo, è accusato di epidemia dolosa e lesioni gravissime nel processo che si apre stamani a Roma.
È oramai accertato che l’uomo avrebbe infettato consapevolmente tutte le sue partner senza preoccuparsi di metterle al corrente del possibile rischio. Ne sarebbero certi di inquirenti, i quali avrebbero sottolineato anche i modi galanti con i quali il 32enne della provincia di Roma conquistava le sue future partner sessuali.
Fiori e regali facevano da contorno a corteggiamenti e lusinghe, fino ad avere con le stesse rapporti completi, sempre senza protezione ed avanzando le scuse più bizzarre. “Sono un donatore di sangue, non ti preoccupare. Sono anche allergico al lattice dei preservativi”, era solito dire, fingendo così di essere in perfetta salute, seppur conscio della sua sieropositività sin dal 2006.