USA lattuga killer: un decesso e 120 casi segnalati, paura epidemia

USA lattuga killer: un decesso e 120 casi segnalati, paura epidemia

USA lattuga killer. Negli Stati Uniti sta seminando terrore il batterio Escherichia coli, che provoca una grave infezione alimentare, che in un caso si è rivelata letale.

USA lattuga killer: sintomi provocati dal batterio E.coli

Il ceppo del batterio E.coli che provocherebbe diarrea, vomito, crampi allo stomaco, fino ad arrivare a un’insufficienza renale, viene ricondotto dalle autorità sanitarie alla lattuga coltivata nella regione di Yuma, in Arizona, zona che tra l’altro rifornisce gli States di vari ortaggi durante i mesi invernali. In questa zona peraltro si sono verificati dei casi di infezione alimentare presso alcuni detenuti di una  prigione dell’Alaska che hanno accusato i sintomi provocati dal batterio dopo avere ingerito la lattuga in questione.

Un decesso in California

Sono stati segnalati 121 casi di infezione tra persone appartenenti a una fascia di età abbastanza larga, da 1 a 88 anni. Ma a fare preoccupare è stato il primo caso di decesso avvenuto in California. La persona in questione ha accusato i sintomi legati al batterio che si trova nella lattuga, ma al momento non si conoscono ulteriori dettagli. Per precauzione nella zona di Yuma è stata sospesa la produzione e la distribuzione della lattuga, e la situazione è adesso monitorata dalla Food and Drug Administration per evitare che altre lattughe ritenute pericolose possano essere prodotte e distribuite, avvelenando  altre persone.

A rassicurare la popolazione del luogo che è non poco preoccupata è Peter Cassell della divisione Food Safety della Food and Drug Administration affermando che l’agenzia sta lavorando per “identificare più canali di distribuzione che possano spiegare tutti i casi a livello nazionale. Stiamo risalendo a più gruppi di persone malate in aree geografiche diverse”. Conferma la cessione di produzione e distribuzione della lattuga nella zona di Yuma, aggiungendo ” tuttavia a causa della durata di conservazione pari a 21 giorni, non possiamo essere certi che i prodotti provenienti da quest’area non siano più presenti nella catena di approvvigionamento”.

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