“Whitney – Can I be me”: l’odissea privata della regina della musica

“Whitney – Can I be me”: l’odissea privata della regina della musica

Whitney – Can I be me è il documentario diretto da Nick Broomfield e Rudi Doleful, che racconta i ‘demoni’ presenti nella vita della cantante Whitney Houston. Distribuito da Eagle Pictures, il film è nelle sale italiane dal 24 al 28 aprile.

Al cinema il documentario sull’odissea privata dell’icona della musica: Whitney Houston.

whitney

“I soldi non ti rendono felice, tantomeno la fama. Si pensa sempre che chi ha avuto successo debba per forza essere felice: non è così. Devi trovare la felicità dentro te stesso. Devi sapere chi sei prima di entrare in questo business. Se cerchi di scoprirlo mentre ci sei dentro probabilmente troverai qualcun altro, che magari nemmeno ti piace”.

Queste sono le parole che Whitney Houston aveva usato durante un’intervista, quando era all’apice del successo. Ma la regina del pop possedeva svariate facce, nascoste al grande pubblico fino al giorno della sua morte. Il corpo di Whitney è stato trovato l’11 febbraio 2012, per un’overdose, in un hotel di Beverly Hills.

Il film ha come sottotitolo “can I be me” (“posso essere me stessa”): la cantante ha preso sempre ogni scelta di carriera e personale da sola. Nel documentario si vedono filmati privati, interviste tv e testimonianze della band della cantante. È evidente come Whitney sia stata la miniera d’oro di un gran numero di persone, più interessate al suo successo che alla sua felicità.

Il fulcro centrale del documentario è lo strano triangolo formato da Whitney Houston, il marito Bobby Brown e l’amica e assistente Robyn Crawford. Con quest’ultima la cantante avrebbe avuto una lunga relazione, finita per insistenza della madre, che in un’intervistata ha dichiarato: “Certo che mi avrebbe dato fastidio se mia figlia fosse stata gay”.

Ciò che realmente sia accaduto lo sanno solo le persone interessate. Ma dalle testimonianze sembra evidente che per tutta la vita Whitney ha costruito un personaggio, che non prevedeva una sessualità diversa. Questo avrebbe logorato, ancora di più, il suo rapporto con se stessa e con le droghe.

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