Yemen: I Ribelli Houthi Distruggono un Drone Statunitense Dopo 36 Raid Americani

I ribelli Houthi abbattere un drone statunitense: un segnale di tensione in Yemen
SANA’A (YEMEN) – I recenti sviluppi nel governatorato di Al Hudaydah, nello Yemen occidentale, hanno nuovamente acceso i riflettori sulla guerra civile yemenita e sulle tensioni internazionali nella regione. I ribelli Houthi hanno annunciato di aver abbattuto un drone MQ-9 statunitense, definendolo un’operazione “ostile”. Secondo il portavoce militare del gruppo, l’abbattimento rientrerebbe in una strategia di difesa nei confronti degli attacchi da parte di forze americane e israeliane.
Il portavoce ha dichiarato: “Questa azione rappresenta una risposta legittima agli attacchi perpetrati contro il nostro popolo. Le operazioni militari contro le forze ostili non si fermeranno finché persisteranno le aggressioni.” I ribelli Houthi, che ricevono supporto dall’Iran, hanno ribadito anche il loro impegno a sostenere la causa di Gaza, affermando che il loro appoggio continuerà finché le ostilità non cesseranno e l’assedio non sarà revocato.
Le conseguenze dei raid statunitensi in Yemen
Nei giorni precedenti all’annuncio dell’abbattimento del drone, i ribelli Houthi avevano denunciato di aver subito oltre 36 raid aerei da parte di caccia statunitensi, che avrebbero causato morti e feriti nella capitale Sana’a e nella città di Saada. Fonti locali, riportate dalla rete televisiva al Arabiya, confermano l’alta incidenza di vittime, evidenziando un’escalation della violenza nella regione.
In un comunicato rilasciato da un’altra voce importante nel conflitto, il Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha condannato le azioni degli Stati Uniti e dei loro alleati in Yemen, definendo i bombardamenti “atti di aggressione cruenta” che contribuiscono a destabilizzare ulteriormente la già fragile situazione regionale. “L’Iran continuerà a supportare i nostri alleati contro le forze imperialiste,” ha affermato Zarif.
Dall’altra parte, il Pentagono ha confermato attività di sorveglianza nella regione e ha ribadito il proprio impegno a monitorare le dinamiche locali, ma non ha rilasciato commenti specifici sulle affermazioni dei ribelli Houthi riguardo all’abbattimento del drone. Tuttavia, una fonte anonima del governo statunitense ha sottolineato che le operazioni militari sono condotte con la massima attenzione per minimizzare le perdite civili.
Questo conflitto, già complicato da fattori geopolitici, sta raggiungendo una nuova fase di violenza, e le minacce da parte dei gruppi Houthi rendono la situazione in Yemen sempre più instabile. In aggiunta, il gruppo ha dichiarato di aver lanciato droni e missili contro la portaerei statunitense USS Truman nel Mar Rosso, segnalando un’ulteriore escalation delle tensioni in una regione strategicamente cruciale per il commercio globale e la sicurezza energetica.
Le portavoce di Amnesty International e Human Rights Watch hanno espresso preoccupazioni per il deterioramento dei diritti umani in Yemen, chiedendo alla comunità internazionale di intervenire e proteggere i civili innocenti. “Gli attacchi indiscriminati colpiscono le vite di migliaia di yemeniti innocenti, e la comunità internazionale deve prendere provvedimenti per fermare questa spirale di violenza,” ha dichiarato una portavoce di Amnesty.
Con tensioni crescenti tra le istanze di ribelli Houthi e le forze americane, non è chiaro quale sarà il prossimo passo. La guerra in Yemen, iniziata nel 2014, ha provocato una crisi umanitaria di enormi proporzioni, e mentre le operazioni militari continuano, milioni di civili yemeniti stanno soffrendo le conseguenze dirette del conflitto.
In chiusura, l’evoluzione della situazione in Yemen è monitorata con attenzione da esperti e analisti internazionali, poiché le conseguenze delle azioni militari si ripercuotono non solo sulla regione ma anche sulla stabilità globale. La speranza è che gli attori coinvolti possano trovare un percorso verso la pace e la riconciliazione, ma le recenti dichiarazioni e azioni portano a ritenere che il cammino sarà lungo e complesso.
(Fonti: al Arabiya, Amnesty International, Human Rights Watch, dichiarazioni ufficiali da fonti governative)
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