Yemen: Intensificati i Raid Statunitensi contro le Basi degli Houthi

Nuovi Attacchi in Yemen: Gli Houthi Accusano Gli Stati Uniti
ROMA (ITALPRESS) – La tensione in Yemen continua a crescere con segnali di nuovi attacchi nel cuore di Saada, un’area controllata dai ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran. I media che seguono il gruppo hanno recentemente riportato venti di guerra, puntando il dito contro gli Stati Uniti per alcune incursioni aeree. La televisione Al-Masirah, portavoce dei ribelli, ha riportato le parole di un suo corrispondente: “Abbiamo assistito a un’aggressione statunitense che ha lanciato due raid nel distretto di Sahar”.
Il contesto di queste operazioni militari è stato ulteriormente delineato dal governo statunitense, che il 15 marzo ha annunciato una nuova offensiva militare contro gli Houthi, promettendo di utilizzare una forza “schiacciante” fino a quando il gruppo non avesse interrotto le sue azioni contro le navi nelle principali rotte marittime del Mar Rosso e del Golfo di Aden. Questa decisione arriva in un momento cruciale, in cui la sicurezza delle acque internazionali è diventata una priorità per Washington, guardando alle implicazioni di un conflitto prolungato nella regione.
Il Bilancio Umano degli Attacchi
Nei giorni seguenti all’annuncio della nuova offensiva, gli Stati Uniti hanno lanciato un’ondata di attacchi aerei. Secondo fonti ufficiali, hanno mirato a colpire figure di spicco tra le fila degli Houthi, orientando le loro operazioni contro leader chiave del gruppo. Queste operazioni hanno avuto un alto costo umano; il ministero della Salute guidato dai ribelli ha riferito di 53 morti a causa degli attacchi aerei. Il portavoce del dipartimento della Difesa statunitense ha dichiarato: “Le nostre azioni sono destinate a garantire la sicurezza marittima nella regione. Non possiamo permettere che le forze Houthi minaccino la libertà di navigazione”.
Parallelamente agli sforzi militari, i ribelli Houthi hanno intensificato le loro affermazioni riguardo a presunti attacchi americani. Queste dichiarazioni sono seguite da un costante aumento delle azioni militari nel territorio controllato dai ribelli, che hanno dichiarato di aver attaccato navi militari americane e obiettivi israeliani. In un comunicato, l’alto comandante ribelle Mohammed Ali al-Houthi ha affermato: “Ogni attacco contro di noi non rimarrà impunito. Risponderemo con la massima forza”.
La guerra in Yemen ha causato una delle crisi umanitarie più gravi del mondo, con milioni di persone che affrontano insicurezza alimentare e mancanza di assistenza medica. Le Nazioni Unite hanno avvertito che la situazione continua a deteriorarsi, e le crescenti tensioni tra Houthi e Stati Uniti rischiano di amplificare ulteriormente il conflitto. Stephanie Williams, coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, ha dichiarato: “È fondamentale che tutte le parti tornino al tavolo dei negoziati e trovino una soluzione pacifica. La guerra porta solo sofferenza e instabilità”.
Rafforzando la posizione degli Houthi, ci sono state anche affermazioni riguardo al sostegno che ricevono dall’Iran. Fonti diplomatiche hanno indicato che la Repubblica Islamica ha fornito non solo supporto militare, ma anche assistenza logistica e strategica ai ribelli. Questo aiuto ha complicato ulteriormente la situazione e ha reso più difficile la possibilità di una risoluzione pacifica al conflitto.
In questo clima di tensione, l’attenzione internazionale rimane focalizzata sulle implicazioni strategiche delle azioni americane e delle risposte dei ribelli. È diventato chiaro che la situazione potrebbe avere ripercussioni non solo per lo Yemen, ma per l’intera regione del Medio Oriente. Con le potenze mondiali che vigilano su ogni sviluppo, l’urgente bisogno di una mediazione politica mai è stato così evidente.
Fonti ufficiali come il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e l’Organizzazione delle Nazioni Unite monitorano attentamente la situazione, chiedendo di prevenire un ulteriore deterioramento delle relazioni tra le parti coinvolte. La speranza rimane quella di un cessate il fuoco e di un ritorno al dialogo, condizioni necessarie per interrompere il ciclo di violenza e avviare quel processo di pace tanto necessario.
(ITALPRESS)
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