Bucarest, vince il popolo: il governo ritira la legge “salva corrotti”

Bucarest, vince il popolo: il governo ritira la legge “salva corrotti”

Bucarest ha vinto, ho vinto il so popolo e le proteste di piazza che per giorni hanno infiammato la capitale: il primo ministro romeno ha annunciato che il governo di Bucarest abrogherà il controverso decreto sulla corruzione che ha scatenato le più aspre  proteste nel Paese dalla caduta del dittatore Nicolae Ceausescu nel 1989. “Domani si terrà una riunione di governo per abrogare questo decreto”, ha spiegato SorinGrindeanu in conferenza stampa.

È un’importante vittoria della società civile. “Non voglio dividere il Paese, la Romania non può essere divisa in due”, ha detto il primo ministro socialista Sorin Grindeanu in diretta. Al suo annuncio, le decine e decine di migliaia di dimostranti che da mezzogiorno ora italiana avevano marciato sul Parlamento, tanti giovani e famiglie con le carrozzine dei bebé, hanno esultato, e la protesta è diventata festa.

Solo due giorni fa, il primo ministro Grindeanu aveva ribadito la sua intenzione di andare avanti con il progetto: “Abbiamo preso una decisione all’interno del governo e la porteremo avanti”. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Bucarest per una nuova marcia di protesta contro il decreto. Nonostante le temperature gelide i manifestanti nella capitale e nel resto del Paese hanno promesso di scendere in piazza ogni giorno fino al 10 febbraio, data in cui, se non verrà bloccato prima come annunciato, il decreto entrerà in vigore.

Anche gli Usa si erano detti “profondamente preoccupati” dalle nuove misure che “minano lo Stato di diritto e indeboliscono le responsabilità per i crimini finanziari e connessi alla corruzione”.

La nuova norma, prevedeva la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio per cui è esclusa la prigione per malversazione di fondi pubblici inferiore a 44mila euro. Un’altro decreto, questo inviato al Parlamento, prevedeva un’amnistia per reati con pene sotto i cinque anni di detenzione che avrebbe portato alla scarcerazione di circa 2.500 persone.

Il governo assicurava di volere soprattutto svuotare le prigioni sovraffollate. Ma del decreto avrebbero beneficiato moltissimi politici indagati, condannati o sospettati di corruzione. Soprattutto esponenti del Partito socialdemocratico (Psd, erede del partito comunista come altrove all’Est di Ue e Nato). La gente non ha voluto accettarlo, e ha vinto.

“Vogliamo un futuro e speriamo nel futuro, per questo siamo in piazza, vogliamo lavoro, sviluppo e integrazione nell’Europa e basta coi corrotti”, dicevano da giorni i dimostranti, soprattutto giovani, in piazza nel centro neoclassico della bella Bucarest. Hanno vinto, e con loro ha vinto il capo dello Stato Klaus Iohannis. Che era stato eletto a suffragio universale come ‘signor mani pulite’.
Con un’impetuosa crescita economica dovuta a dinamiche interne, agli aiuti Ue, ai forti investimenti francesi, italiani, tedeschi, di tutto l’Occidente, ma insieme con forti problemi sociali e una vasta emigrazione, la Romania vuole di tutto di più.

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