Istat, l’inflazione cresce dello 0,9% a gennaio: su anche i carburanti

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L’Istat certifica una crescita record dei prezzi a gennaio, con l’inflazione che segna un balzo del +0,9% e il carrello della spesa che addirittura vola a quota +2,2%, come previsto dal Codacons, che lo scorso dicembre aveva annunciato una “stangata” di inizio anno per gli italiani

“L’istituto di statistica conferma in pieno le nostre previsioni su una sensibile crescita di prezzi e tariffe nel 2017 – spiega il presidente Carlo Rienzi – Ad alimentare il record dell’inflazione, tuttavia, pesano in modo evidente anche le speculazioni sui listini. La crescita dei prezzi nel settore degli alimentari (+5,3%) è abnorme e ingiustificata, e appare aggravata dai rincari dei listini dell’ortofrutta legati al maltempo, che hanno coinvolto anche prodotti non colpiti da gelo e coltivazioni raccolte prima delle nevicate”.

“Con una inflazione a questo livello – prosegue Rienzi – gli italiani dovranno mettere in conto una maggiore spesa su base annua pari a +270 euro a famiglia”.

L’inflazione alza la testa. A gennaio, l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,9% nei confronti di gennaio 2016. E’ la stima preliminare dell’istat. Lo 0,9% è il tasso di inflazione più alto da oltre tre anni, cioè da settembre del 2013, quando si registrò un dato analogo.

Accelerano, in particolare, i beni energetici non regolamentati (ossia i carburanti, i lubrificanti e i combustibili per uso domestico). Sono in aumento del 9% dal +2,4% del mese precedente.

Ecco il dettaglio sui carburanti (andamento tendenziale):
– gasolio per mezzi di trasporto +13,9% (era +3,3% a dicembre);
– benzina +9,3% (da +3,3% del mese precedente);
– gasolio per riscaldamento +11,2% (era +2,1% il mese precedente).

Concorrono all’inflazione su anche gli alimentari non lavorati (+5,3%, era +1,8% a dicembre), mentre la flessione dei prezzi degli energetici regolamentati è meno forte (-3,0%, da -5,8%).

Su base annua la crescita dei prezzi dei beni accelera in misura significativa (+1,2%, da +0,1% di dicembre) mentre quella dei servizi rallenta (+0,6%, da +0,9% del mese precedente). Di conseguenza, rispetto a dicembre, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni torna negativo dopo 46 mesi portandosi a meno 0,6 punti percentuali.

 

Secondo i calcoli dell’associazione, l’incremento dei prezzi dello 0,9% significa pagare, in termini di aumento del costo della vita:
– per una una coppia con 1 figlio, 321 euro in più su base annua;
– per una coppia senza figli, con più di 65 anni, 274 euro in più;
– un pensionato con più di 65 anni sborserà 177 euro in più nei dodici mesi,
– 180 euro un single con meno di 35 anni;
– 261 euro una coppia senza figli con meno di 35 anni.

Tra i primi commenti all’inflazione ritrovata, quello della Coldiretti, secondo cui ha pesato “l’aumento record del 20,1% dei prezzi dei vegetali freschi e dell’7,6% della frutta rispetto allo stesso mese dello scorso anno per effetto del maltempo che con gelo e neve ha decimato le coltivazioni agricole”.

A gennaio, continua la Coldiretti, “dalla Puglia alla Basilicata, dalle Marche al Lazio, dall’Abruzzo al Molise, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Campania alla Sardegna sono decine di migliaia le aziende agricole che hanno perso le produzioni di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole. Sono saltate anche molte consegne di verdure salvate e di latte per i problemi di viabilità soprattutto nelle aree interne”.

Il governo Gentiloni mette a punto la manovra aggiuntiva chiesta dalla Ue, che passerà anche attraverso aumenti delle accise. Così, dopo le associazioni consumatori, ora sono le imprese della grande distribuzione a mettere i loro paletti: no a nuove tasse e no pure all’estensione al loro comparto della cosiddetta reverse charge, l’inversione del versamento Iva caricandola sull’acquirente invece che sul venditore, perché “la lotta all’evasione non può essere fatta scaricando gli oneri di impegni che dovrebbero essere della Pubblica Amministrazione su soggetti privati”. “Il settore sarebbe gravato da pesanti costi amministrativi e da perdita di liquidità, in un momento nel quale continua a soffrire l’ancora debole dinamica dei consumi”, avverte Federdistribuzione.

 

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