“Life – Non oltrepassare il limite”, l’horror figlio di Alien
Non era previsto ma facciamolo tipo ceretta, uno strappo e via, altrimenti non ne usciamo più e finisce che mi riparte la Barale con “Mistero”. Dunque si, è successo, Jake Gyllenhaal è in un film con Ryan Reynolds.
Life – Non oltrepassare il limite è un film di Daniel Espinosa. È una pellicola di fantascienza che ha per protagonisti appunto Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson e Ryan Reynolds.
Life non è particolarmente raffinato e originale, ma resta comunque un buon mezzo di intrattenimento. Va sicuramente preso per il verso giusto, considerato il fatto che se non fosse per il cast e per il budget verrebbe classificato come un caro film di “serie B”.
La trama
L’equipaggio di una nave spaziale internazionale sta per tornare sulla Terra forte di una scoperta sensazionale: un campione di vita extraterrestre marziana. La neonata forma di vita cresce a vista d’occhio, rivelandosi più intelligente e pericolosa di quanto l’equipaggio potesse immaginare. Dopo che la creatura inizia a falciare vite, gli astronauti si preparano a far fronte alla minaccia e si preparano ad annientarlo prima che arrivi sulla Terra. Sull’originalità c’è poco da dire, perché, lo stesso Espinosa, evidentemente, non aveva nessuna voglia di mettere in piedi una trama ricercata, quanto, piuttosto, una mezza copia di Alien. Infatti, qui, quello che prevale non è il cosa succede, ma il come. Indubbiamente, lo splatter riceve sempre tanti consensi, l’idea di far fluttuare il sangue nella nave rende tutto tanto divertente quanto angoscioso, ma l’impressione è che Espinosa voglia sovvertire i punti di riferimento dello spettatore. E lo fa attraverso il fluttuare dei protagonisti nella nave, il ribaltamento continuo tra alto e basso, pavimento e soffitto. È chiaro come questo svincolamento dalle regole sia il fulcro della trama, volendo, in un momento, rientrare nell’assurdo col polpo marziano (Calvin) e con morti coreografiche (raggiungendo livelli tensionali di un bambino delle elementari), e poi tirare in ballo questioni più serie e complesse come i dilemmi morali ed etici che i protagonisti si trovano ad affrontare alla scoperta che l’alieno, preso in nome della scienza, è una minaccia. Il tutto si riduce al interrogativo: scegliere di salvare lui o sé stessi e il genere umano.
Fortunatamente, il paradosso che contraddistingue Life – Non oltrepassare il limite da Alien esiste ed è la vittoria del genere sulla filosofia, l’alieno vince su tutti.
Alla resa dei conti, questo è un film da guardare senza troppo spirito critico e con un po’ dell’ironia timida che troviamo nel finale con “Spirit in the Sky” che accompagna le ultime scene.
“Life, oh life, oh life, oh life”.