Londra, manifestazione pacifica contro la Brexit e omaggio alle vittime
Mentre i 27 capi di Stato dell’Ue erano riuniti Roma, a Londra migliaia di persone si sono riversate sulle strade, mettendo da parte la paura generata dall’attentato terroristico dei giorni scorsi, per manifestare nel nome dell’Europa. Qualcuno tra i manifestanti lascia un fiore vicino Westminster, per ricordare le vittime degli attentati.
A organizzare la marcia è stato Unite for Europe, un gruppo di coordinamento per le organizzazioni che si battono per “limitare i danni della Brexit”.
“Noi siamo il 48% che ha votato per restare“, si legge sul sito, “giovani cittadini europei che vivono, lavorano e pagano le tasse nel Regno Unito. Siamo indignati dal comportamento del governo e da come sta gestendo il risultato del referendum”.
Theresa May, scrive l’Independent, ha commentato l’annuncio della marcia, accusando chi avrebbe partecipato di “dividere il paese”.
Donne, uomini, bambini e ragazzi hanno manifestanto pacificamente: qualcuno ha il volto dipinto di blu, con dodici stelle disegnate in cerchio, altri imbracciano ironici cartelli filoeuropeisti. “Domani gli orologi andranno avanti di un’ora. Mercoledì andranno indietro di 40 anni”, recita uno. “Come faremo a vincere l’Eurovision adesso?”, si chiede un altro.
Il corteo, colorato da bandiere del Regno Unito e dell’Unione europea, sotto un sole caldo, si è concluso davanti alla Camera dei Comuni, con un omaggio alle vittime dell’attentato di mercoledì scorso.
Partito anti-europeista va in pezzi
Nove mesi dopo la vittoria nel referendum per la Brexit e qualche giorno prima dell’avvio della procedura per l’uscita dall’Unione Europea, l’United Kingdom Independent Party perde il suo unico deputato, Douglas Carswell.
Carswell lascia l’Ukip, non il seggio che da oggi coprirà quale deputato indipendente in rappresentanza di Clacton, nell’Essex. Nel suo ultimo post, Carswell afferma di aver lasciato l’Ukip “amichevolmente e gioiosamente, sapendo che abbiamo vinto”.
Il partito antieuropeista e anti-immigrati, da terza forza politica del Regno Unito ora fatica a trovare una nuova ragione di esistere oltre la Brexit e soffre sempre più di lacerazioni interne.