Noemi, oggi i funerali: la morte causata da lesioni al collo
Sono previsti oggi a Specchia i funerali di Noemi Durini, la sedicenne scomparsa il 3 settembre scorso e del cui omicidio si è auto-accusato il fidanzato diciassettenne Lucio. In mattinata in Comune la camera ardente mentre la cerimonia funebre si terrà nel pomeriggio alle 16 nella Chiesa Madre di Specchia.
Forse morta per lesioni al collo
L’autopsia sul corpo della giovane non ha fornito elementi certi per stabilire le case della morte anche se i medici legali hanno “forti sospetti” su alcune lesioni presenti tra il collo e la testa della sedicenne.
Il fidanzato di Noemi ha confessato di aver ucciso la ragazza con una coltellata al collo: se gli ulteriori accertamenti medico legali dovessero confermare questi sospetti, è probabile che Lucio abbia detto la verità sulle modalità del delitto. Resta da accertare, invece, quale sia stata l’arma utilizzata e se ci sono stati eventuali complici che abbiano aiutato il minorenne a nascondere il corpo.
L’accertamento sulle cause della morte della sedicenne è abbastanza difficile. Il cadavere è molto malmesso, quasi pre-mummificato, e vi sono numerose lesioni su diverse parti del corpo provocate dalle larve. La difficoltà di stabilire le cause della morte nascono proprio da queste lesioni: bisogna capire quali sono quelle inferte dall’assassino e quali quelle provocate dalla larve.
Per questo motivo, il medico legale ha deciso di compiere esami istologici e cito-chimici sui tessuti prelevati dal cadavere e ha disposto l’esame delle larve per accertare con esattezza il giorno e l’ora della morte. L’autopsia ha confermato anche quando emerso nei giorni scorsi: la Tac compiuta sul cadavere non ha rilevato fratture né sul capo né altrove.
L’appello dei sindaci
I sindaci di Alessano e di Specchia, Francesca Torsello e Rocco Pagliara, chiedono alle loro comunità “di vivere i sentimenti di sgomento e di dolore per l’accaduto con doveroso rispetto”. “Ora è giusto che la giustizia e le istituzioni operino in un clima sereno, che consenta di giungere alla verità dei fatti, nella convinzione che qualsiasi atto di ritorsione privata e di eccessiva spettacolarizzazione mediatica dell’accaduto danneggino il lavoro degli inquirenti”.