Venezuela sempre più a rischio dittatura: arrestati capi opposizione

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La situazione in Venezuela è sempre più drammatica. Dopo l’elezione dell’Assemblea Costituente e gli scontri che hanno provocato diverse vittime è di questa notte la notizia dell’arresto dei due leader dell’opposizione venezuelana, Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma, prelevati dalla detenzione domicialiare dai servizi di intelligence (Sebin).

Nove uomini del Sebin sono entrati nella casa di Ledezma, sindaco di Caracas e agli arresti domiciliari dall’aprile 2015, senza alcun ordine e lo hanno portato via (nel filmato si vede che è spintonato) dinanzi agli occhi dei tre figli, Victor, Vanessa e Antonieta. Poche ore prima dell’arresto, Ledezma aveva rifiutato la sfida lanciata dal presidente Maduro all’opposizione perche’ si presentasse alle elezioni regionali previste per la fine dell’anno e rimandate già in due occasioni.

I due oppositori-simbolo

La moglie di Lopez, Lilian Tintori, ha scritto che gli agenti “hanno portato via Leopoldo da casa”: “Non sappiamo dove si trovi. Maduro responsabile se succede qualcosa”, ha aggiunto. In carcere dal 2014 per istigazione alla violenza di piazza e altre accuse, Lopez si trovava ai domiciliari dall’8 luglio. I due oppositori-simbolo del Venezuela Lopez e Ledezma sono i due oppositori-simbolo del Venezuela ed erano entrambi già ai domiciliari. Avevano rivolto appelli, nell’ultima settimana, a non votare domenica per l’Assemblea costituente convocata da Maduro.

Ledezma era stato arrestato nel febbraio 2015, accusato di cospirazione e associazione a delinquere; dopo due mesi nel carcere militare di Ramo Verde aveva ricevuto una “misura cautelare sostitutiva della liberta’” e per motivi di salute attualmente era agli arresti domiciliari (ma quasi due anni e mezzo dopo il suo arresto, Ledezma non e’ stato ancora condannato).

Le sanzioni Usa contro Maduro

Il Tesoro statunitense ha congelato tutti i conti che il presidente potrebbe avere negli Usa e gli ha impedito l’ingresso nel Paese. Maduro si somma cosi’ alla lista di capi di Stato considerati dittatori dagli Usa, il siriano Bashar al-Assad, Robert Mugabe, il presidente dello Zimbabwe, e il leader nordcoreano, Kim Jong-Un. Nicolas Maduro ha poi ironizzato sulle sanzioni prese dal governo di Washington: “Negli Stati Uniti e’ possibile divenire presidente con tre milioni di voti in meno che l’avversario.

“Io non obbedisco agli ordini imperialisti – ha detto Maduro – io non obbedisco a governi stranieri, io sono un presidente libero e mi sento orgoglioso di queste sanzioni caro signor imperatore Trump”.

La funzione dell’Assemblea Costituente

Nel suo primo discorso pubblico dopo l’annuncio dei risultati nelle elezioni per l’Assemblea Costituente, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha annunciato che l’organismo servirà per prendere misure contro il Parlamento, la Procuratrice Generale, i dirigenti dell’opposizione e la stampa indipendente. Resiste il presidente delle Camere Julio Borges, che parla di ‘uno scenario di scontro violento’, perché l’opposizione non vuol cedere le sede del legislativo all’Assemblea, di cui non riconosce la legittimità. Contro la Costituente voluta da Maduro si schiera anche la Procuratrice Generale, Luisa Ortega Diaz. Le elezioni per l’Assemblea Costituente svoltesi in Venezuela sono “uno schiaffo al popolo e alla sua sovranità”, che serve solo a soddisfare le “ambizioni dittatoriali” di un “piccolo gruppo” che vuole perpetuare “il potere assoluto in mano ad una minoranza”. La Procuratrice in una breve conferenza stampa ha chiamato i cittadini a “disconoscere l’origine, il processo e il presunto risultato di questa Costituente immorale”.

Intanto anche il premier italiano, Paolo Gentiloni ha parlato di “situazione al limite della guerra civile e di un regime dittatoriale in Venezuela” esprimendo preoccupazione anche per i 130mila italo-venezuelani in condizioni precarie, per i quali sono stati attivati tutti gli strumenti diplomatici.

Il bilancio degli scontri

Sono 121 le persone morte negli scontri di piazza in Venezuela e almeno 1.958 quelle rimaste ferite. E’ il bilancio della Procura generale venezuelana che per la prima volta attribuisce la responsabilità di queste morti: almeno il 25% sono stati uccisi dalle forze dell’ordine e il 40% da gruppi di civili armati. “Il peggio è che siamo testimoni anche di crimini contro l’umanità”, ha aggiunto la procuratrice Ortega Diaz: “Il Venezuela non merita questo, sono gravi violazioni dei diritti umani che intendo continuare a denunciare”.

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